I.
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La
vittoria di Cristo e il potere della Chiesa sui demoni
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II.
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Gli
esorcismi nella missione santificante della Chiesa
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III.
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Ministro
e condizioni per l' esorcismo maggiore
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IV.
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Descrizione
del rito
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V.
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Adattamenti
spettanti all' esorcista
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VI.
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Adattamenti
di competenza della Conferenza Episcopale
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I. LA VITTORIA DI CRISTO
E IL POTERE DELLA CHIESA SUI DEMONI
1.
La Chiesa crede fermamente che
c'è un solo vero Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, un solo principio,
creatore di tutte le cose visibili e invisibili6. Tutto ciò
che ha creato (cf Col l, 16), nella sua provvidenza Dio lo
conserva e lo governa? Nulla egli ha fatto che non sia buono8.
Anche «il diavolo ( ... ) e gli altri demoni sono stati da Dio creati
buoni per natura, ma essi si sono resi cattivi per propria responsabilità»9.
Sarebbero anch' essi buoni se fossero rimasti nello stato in cui erano
stati creati; ma avendo abusato della loro naturale perfezione e non
avendo perseverato nella verità (cf Gv 8, 44), pur non mutando natura,
si sono separati dal sommo Bene al quale dovevano restare fedeli l0.
2.
L'uomo è stato creato ad immagine di Dio «nella giustizia e nella
santità vera» (Ef 4, 24) e la sua dignità richiede che egli
agisca secondo scelte consapevoli e libere11. Ma, istigato
dal Maligno, egli ha usato male del dono della libertà e, per colpa
della sua disobbedienza (cf Gen 3; Rm 5, 12), è caduto in
potere del diavolo e della morte ed è diventato schiavo del peccato12.
Come conseguenza, «tutta la storia umana è pervasa da una lotta
tremenda contro le potenze delle tenebre; lotta che, cominciata fin
dalle origini del mondo, durerà, come dice il Signore (cf Mt 24,
13; 13, 24-30. 36-43) fino all'ultimo giorno» 13.
3.
Il
Padre onnipotente e misericordioso ha mandato nel mondo il suo Figlio
amatissimo per liberare gli uomini dal potere delle tenebre e
trasferirli nel suo regno (cf GaI 4, 5; Col 1, 13).
Così Cristo, «primogenito di ogni creatura» (Col 1, 15),
per rinnovare l'uomo vecchio si è rivestito della carne del peccato «per
ridurre all'impotenza mediante la morte colui che della morte ha il
potere, cioè il diavolo» (Eb 2, 14); per il dono dello Spirito
Santo Egli ha stabilito la natura umana ferita nella condizione di nuova
creatura, grazie alla sua Passione e Risurrezione14.
4.
Durante
la sua vita terrena il Signore Gesù, vincitore della tentazione nel
deserto (cf Mt 4, 1-11; Mc 1, 12-13; Lc 4, 1-13),
con la sua autorità ha scacciato Satana e gli altri demoni imponendo
loro la sua volontà (cf Mt 12, 27-29; Lc 11, 19-20).
Beneficando e risanando tutti coloro che erano sotto il potere del
diavolo (cf At l0, 38), rese manifesta l'opera della sua salvezza
destinata a liberare l'uomo dal peccato e dalle sue conseguenze, come
pure dall'autore del primo peccato, omicida fin dall'inizio e padre
della menzogna (cf Gv 8, 44)15.
5.
Giunta l'ora delle tenebre, il Signore, «facendosi obbediente fino alla
morte» (Fil 2, 8), respinse l'assalto supremo di Satana (cf Lc
4, 13; 22, 53) con la potenza misteriosa della crocel6,
riportando il trionfo sulla superbia dell' antico avversario. La
vittoria di Cristo si rese manifesta nella sua gloriosa risurrezione,
quando Dio lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla sua destra nei
cieli, tutto sottomettendo ai suoi piedi (cf Ef 1, 21-22).
6.
Durante il suo ministero Cristo diede agli Apostoli e agli altri
discepoli il potere di scacciare gli spiriti immondi (cf Mt l0,
1. 8; Mc 3, 14-15; 6, 7.13; Lc 9,1; l0, 17. 18-20).
Promise loro lo Spirito Santo Parac1ito, che procede dal Padre
attraverso il Figlio, allo scopo di convincere il mondo quanto al
giudizio, perché il principe di questo mondo è stato giudicato (cf Gv
16, 7-11). E nel Vangelo la cacciata dei demoni fa parte dei segni
che avrebbero accompagnato quelli che credono (cf Mc 16, 17).
7. Fin dal tempo degli Apostoli
la Chiesa ha esercitato il potere ricevuto da Cristo di scacciare i
demoni e di respingere il loro influsso (cf At 5, 16; 8, 7; 16,
18; 19, 12). Perciò essa prega con fiducia e perseveranza «in nome di
Gesù» di essere liberata dal Maligno (cf Mt 6, 13)17
e, in quello stesso nome, per la forza dello Spirito Santo, comanda in
vari modi ai demoni di non ostacolare l'opera di evangelizzazione (cf 1
Ts 2, 18) e di restituire «al più Forte» (cf Lc 11, 21-22)
il dominio sul creato e su ogni uomo. «Quando la Chiesa comanda
pubblicamente e con autorità, in nome di Gesù Cristo, che una persona
o un oggetto sia protetto contro l'influenza del Maligno e sottratto al
suo dominio, si parla di esorcismo» 18.
II. GLI ESORCISMI
NELLA MISSIONE SANTIFICANTE DELLA CHIESA
8. Per antichissima e ininterrotta tradizione, la Chiesa ha ordinato il
cammino dell'iniziazione cristiana in modo da esprimere con chiarezza e
dare effettivo inizio alla lotta spirituale contro il potere del diavolo
(cf Ef 6, 12). Gli esorcismi che si compiono in forma semplice
sugli eletti durante il catecumenato, ossia gli esorcismi minori 19, sono preghiere con cui la Chiesa chiede che
essi prendano coscienza del mistero di Cristo che libera dal peccato,
siano liberati dalle conseguenze del peccato e dall'influsso diabolico,
siano rinvigoriti nel loro cammino spirituale e aprano il cuore ad
accogliere la grazia del Salvatore20. Nella celebrazione del
Battesimo, poi, i battezzandi rinunciano a Satana, alle sue opere e alle
sue seduzioni, e gli contrappongono la loro fede nel Dio uno e trino.
Anche nel Battesimo dei bambini si recitano preghiere di esorcismo
chiedendo che, protetti contro le lusinghe del mondo e nella lotta
contro le insidie del demonio, siano fortificati dalla grazia di Cristo
nel cammino della loro vita21. Per il Battesimo che lo
rigenera, l'uomo partecipa della vittoria di Cristo sul diavolo e sul
peccato passando «dalla condizione in cui nasce figlio del primo Adamo
allo stato di grazia e di adozione dei figli di Dio ad opera del secondo
Adamo, Gesù Cristo»22; in tal modo ottiene la liberazione
dalla schiavitù del peccato in forza di quella libertà con la quale
Cristo ci ha liberati (cf Gal 5, 1).
9.
I fedeli, anche se rinati in Cristo, sperimentano tuttavia le tentazioni
del mondo: devono perciò vigilare con la preghiera e con la sobrietà
della vita, perché il loro nemico, «il Diavolo, come leone ruggente,
va in giro cercando chi divorare» (1 Pt 5, 8). A lui devono
resistere forti nella fede, «sostenuti dalla forza del Signore e dal
vigore della sua potenza» (Ef 6, l0) e sorretti dalla preghiera
della Chiesa, con la quale essa chiede che i suoi figli siano sicuri da
ogni turbamento23. Per la grazia dei sacramenti, e
specialmente dalla celebrazione frequente della Penitenza, acquistano
forza per arrivare alla piena libertà dei figli di Dio (cf Rm 8,
21)24.
10.
Più
difficile da capire è per noi il piano della misericordia divina
quando, Dio permettendo, si dà il caso di una particolare vessazione o
possessione da parte del diavolo verso un membro del popolo di Dio che
Cristo ha illuminato perché proceda verso la vita eterna come figlio
della luce. Allora il mistero di iniquità che opera nel mondo (cf 2 Ts
2, 7) si manifesta con particolare evidenza (cf Ef 6, 12),
anche se il diavolo non può oltrepassare i limiti fissati da Dio25.
Questa forma di potere del diavolo sull'uomo è diversa da quella che
deriva dal peccato originale, che è peccato per antonomasia26.
In queste circostanze la Chiesa interviene implorando Cristo Signore e
Salvatore e, sostenuta dal suo potere, offre al fedele tormentato o
posseduto dal Maligno diversi aiuti perché sia liberato dalla
vessazione od ossessione diabolica.
11.
Tra
questi aiuti si distingue l'esorcismo solenne, che è una celebrazione
liturgica, detto anche «grande esorcismo»27. L'esorcismo,
che «mira a scacciare i demoni o a liberare dall' influenza diabolica
mediante l'autorità spirituale che Gesù Cristo ha affidato alla sua
Chiesa»28 è una preghiera del genere dei sacramentali,
ossia segno sacro per mezzo del quale «sono significati e, per
impetrazione della Chiesa, vengono ottenuti effetti soprattutto
spirituali»29.
12.
Negli
esorcismi maggiori la Chiesa, unita allo Spirito Santo, supplica lo
stesso Spirito di venire in soccorso alla nostra debolezza (cf Rm 8,26)
per scacciare i demoni e impedire loro di nuocere ai fedeli. Confidando
nel soffio con il quale il Figlio di Dio dopo la risurrezione donò lo
Spirito, la Chiesa agisce negli esorcismi non in nome proprio ma
unicamente nel nome di Dio o di Cristo Signore, al quale tutti gli
esseri, diavolo e demoni compresi, devono obbedire.
III. MINISTRO E CONDIZIONI
PER L'ESORCISMO MAGGIORE
13.
Il ministero di esorcizzare le persone possedute dal Maligno è affidato
con speciale ed espressa licenza dell'Ordinario del luogo, di norma il
Vescovo diocesano30, Tale permesso si deve concedere soltanto
a sacerdoti di provata pietà, scienza, prudenza e integrità di vita31,
specificamente preparati a tale ufficio. Il sacerdote, al quale il
ministero di esorcista viene affidato in modo stabile o «ad actum»,
compia questo servizio di carità con fiducia e umiltà, sotto la guida
del Vescovo della diocesi. In questo libro il termine «esorcista»
significa sempre «sacerdote esorcista».
14.
Nel
caso di un intervento che viene ritenuto diabolico, l' esorcista usi in
primo luogo la necessaria e massima cautela e prudenza. Anzitutto non
creda subito di trovarsi di fronte a una persona posseduta dal demonio,
perché potrebbe trattarsi di un caso di malattia soprattutto di natura
psichica32. Allo stesso modo non creda subito di essere in
presenza di una possessione diabolica quando il soggetto dice di essere
in modo speciale tentato o depresso o anche tormentato, potendo si
trattare di frutto di immaginazione. Per non incorrere in errori, faccia
attenzione anche ai mezzi e all' astuzia che usa il diavolo per
ingannare l'uomo, persuadendo il fedele tormentato dal Maligno di non
aver bisogno dell'esorcismo e facendogli credere che la sua infermità
è un fatto naturale, curabile con la medicina. In ogni caso l'esorcista
valuti con la dovuta attenzione se colui che si ritiene tormentato dal
demonio lo sia realmente.
15.
Sappia distinguere bene i casi di aggressione diabolica da quelli
derivanti da una certa credulità, che spinge alcuni, anche tra i
fedeli, a ritenersi oggetto di malefici, sortilegi o maledizioni fatte
ricadere da altri su di loro o sui loro parenti o sui loro beni. Non
neghi loro l'aiuto spirituale, ma eviti assolutamente di ricorrere all'
esorcismo; può fare, con loro e per loro, alcune preghiere adatte, in
modo che ritrovino la pace di Dio. L'aiuto spirituale non si deve negare
neppure ai fedeli che, pur non toccati dal Maligno (cf 1 Gv 5,
18), soffrono tuttavia per le sue tentazioni, decisi a restare fedeli al
Signore Gesù e al Vangelo. Ciò può essere fatto anche da un sacerdote
non esorcista, o anche da un diacono, utilizzando preghiere e suppliche
appropriate.
16.
L'esorcista non proceda alla celebrazione dell' esorcismo nella forma
imperativa se non è moralmente certo che la persona da esorcizzare è
veramente posseduta dal demonio33 e, per quanto è possibile,
non proceda senza il suo consenso.
Secondo una prassi consolidata, vanno ritenuti segni di
possessione diabolica: parlare correntemente lingue sconosciute o capire
chi le parla; rivelare cose occulte e lontane; manifestare forze
superiori all'età o alla condizione fisica. Si tratta però di segni
che possono costituire dei semplici indizi e, quindi, non vanno
necessariamente considerati come provenienti dal demonio. Occorre perciò
fare attenzione anche ad altri segni, soprattutto di ordine morale e
spirituale, che rivelano, sotto forma diversa, l'intervento diabolico.
Possono essere: una forte avversione a Dio, alla Santissima Persona di
Gesù, alla Beata Vergine Maria, ai Santi, alla Chiesa, alla Parola di
Dio, alle realtà sacre, soprattutto ai sacramenti, alle immagini sacre.
Occorre fare attenzione al rapporto tra tutti questi segni con la fede e
l'impegno spirituale nella vita cristiana; il Maligno, infatti, è
soprattutto nemico di Dio e di quanto mette in contatto i fedeli con
l'agire salvifico divino.
17. Della necessità di ricorrere al Rito dell' esorcismo l' esorcista
deciderà con prudenza dopo attento esame, salvo sempre il
segreto della Confessione, e dopo aver consultato, per
quanto è possibile, persone esperte in questioni di vita spirituale e,
se necessario, persone esperte in medicina e psichiatria, competenti
anche nelle realtà spirituali.
18.
In casi che riguardano non cattolici e in altri casi particolarmente
difficili si ricorra al Vescovo della diocesi, il quale, per prudenza,
potrà richiedere il parere di alcuni esperti prima di decidere se fare
l' esorcismo.
19.
L'esorcismo si svolga in modo che manifesti la fede della Chiesa e
impedisca di essere interpretato come un atto di magia o di
superstizione.
Si eviti che diventi uno spettacolo per i presenti. Durante lo
svolgimento dell'esorcismo non si ammettano mezzi di comunicazione
sociale e, sia prima che dopo la celebrazione del rito, tanto
l'esorcista che i presenti evitino di divulgarne la notizia, mantenendo
un giusto riserbo.
IV. DESCRIZIONE DEL RITO
20.
Nel Rito di esorcismo si dia particolare importanza, oltre che alle
formule proprie di esorcismo, anche ai gesti e i riti che derivano il
loro significato e il loro valore dall'uso fattone nell'itinerario del
catecumenato, durante il periodo della purificazione. Si tratta del
segno della Croce, dell'imposizione delle mani, dell' exsufflatio e
dell' aspersione con l'acqua benedetta.
21. Il rito inizia con l' aspersione dell' acqua benedetta: da
essa, intesa come memoria della purificazione ricevuta nel Battesimo, il
fedele tormentato dal Maligno viene difeso contro le insidie del nemico.
L'acqua si può benedire prima del rito o durante il suo svolgimento,
aggiungendo, se si ritiene opportuno, anche il sale.
22.
Seguono le litanie, con le quali, per intercessione di tutti i Santi, si
invoca la misericordia di Dio sul fedele tormentato dal Maligno.
23.
Dopo le litanie, l'esorcista può recitare uno o più salmi che
implorano la protezione dell' Altissimo ed esaltano la vittoria di
Cristo sul Maligno. I salmi possono essere recitati tutti di seguito o
in forma responsoriale. Alla fine del salmo l'esorcista può aggiungere
l'orazione super psalmum.
24.
Segue la proclamazione del Vangelo, segno della presenza di Cristo, il
quale, mediante la proclamazione della sua parola nella Chiesa, viene
incontro alle sofferenze degli uomini.
25.
Poi l'esorcista impone le mani sul fedele tormentato dal Maligno,
invocando la forza dello Spirito Santo, perché il diavolo esca da colui
che, dal Battesimo, è stato reso tempio di Dio. Può anche alitare
verso il viso del fedele tormentato dal Maligno.
26.
Si recita il Simbolo o si fa la rinnovazione delle promesse battesimali
con la rinuncia a Satana. Segue la preghiera del Signore, con cui si
implora Dio, nostro Padre, perché ci liberi dal Maligno.
27.
Fatto
questo, l'esorcista mostra al fedele tormentato dal Maligno la croce del
Signore, sorgente di ogni benedizione e di ogni grazia, e traccia su di
lui il segno della croce, a indicare il potere di Cristo sul diavolo.
28.
Poi
dice la formula invocativa di supplica a Dio e la formula imperativa di
comando diretto al demonio, in nome di Cristo, di lasciare il fedele
tormentato dal Maligno. Non si usi la formula imperativa senza farla
precedere da quella invocativa. Si può invece usare la formula
invocativa senza quella imperativa.
29.
Quanto precede, se necessario, si può ripetere o durante la stessa
celebrazione, tenendo presenti le possibilità suggerite nel n. 34, o in
tempi diversi, fino a che il fedele tormentato dal Maligno non sia
completamente liberato.
30. Il rito si conclude con un
canto di ringraziamento, con l'orazione e la benedizione.
V. ADATTAMENTI SPETTANTI
ALL'ESORCISTA
31.
L'esorcista,
ricordando che il demonio non può essere cacciato se non per mezzo
della preghiera e del digiuno, sull' esempio dei santi Padri, curi di
ricorrere a questi due mezzi per ottenere l'aiuto di Dio, sia
personalmente sia da parte di altri.
32.
Il fedele tormentato dal Maligno deve, se gli è possibile, soprattutto
prima dell' esorcismo, pregare Dio, praticare la mortificazione,
rinnovare frequentemente la fede ricevuta nel Battesimo, accostarsi
spesso al sacramento della Riconciliazione e ricevere l'Eucaristia.
Possono aiutarlo nella preghiera i familiari, gli amici, il confessore o
direttore spirituale, se la preghiera gli risulta più facile in forza
dell' aiuto derivante dalla carità e dalla vicinanza di altri fedeli.
33.
L'esorcismo si compia, per quanto è possibile, in un oratorio o in
altro luogo opportuno, evitando la presenza di molte persone. Sia
dominante l'immagine del Crocifisso. Sia presente anche l'immagine della
Beata Vergine Maria.
34.
Tenendo
conto delle condizioni del fedele tormentato dal Maligno e delle
circostanze, l'esorcista faccia uso liberamente di tutte le possibilità
che il rito gli concede. Nella celebrazione, quindi, conservi la
struttura generale, ma scelga e disponga formule e orazioni secondo le
necessità, adattandole alla situazione delle persone.
a) Anzitutto faccia attenzione allo stato fisico e psicologico del
fedele tormentato dal Maligno, passibile di variazioni nel corso della
giornata o nell'arco di poche ore.
b) Quando non è presente un'assemblea, per quanto piccola, di
fedeli, presenza richiesta di per sé da saggezza e prudenza,
l'esorcista non dimentichi che già nella sua persona e in quella del
fedele tormentato dal Maligno è presente la Chiesa. E ricordi ciò
anche al fedele tormentato dal Maligno.
c) Faccia in modo che, durante l'esorcismo, per quanto è
possibile, il fedele tormentato dal Maligno stia raccolto, rivolto a
Dio, e chieda a lui la liberazione con fede ferma e in tutta umiltà.
Nei momenti più critici lo aiuti a resistere con pazienza, senza
dubitare dell'aiuto di Dio, sostenuto dal ministero della Chiesa.
35.
Se all'esorcismo sono ammesse alcune persone qualificate, siano esortate
anch'esse a pregare intensamente per il fratello tormentato dal demonio,
sia in forma individuale sia nelle forme indicate dal rito. Esse
tuttavia devono astenersi da ogni formula di esorcismo, sia invocativa
che imperativa, riservata al solo esorcista.
36.
È bene che il fedele, una volta liberato, solo o con i suoi familiari,
renda grazie a Dio per la pace ottenuta. Lo si accompagni affinché
perseveri nella preghiera, attinta soprattutto dalla Sacra Scrittura,
frequenti i sacramenti della Penitenza e dell'Eucaristia, pratichi una
vita cristiana ricca di opere di carità e di amore fraterno.
VI. ADATTAMENTI DI COMPETENZA
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE
37.
Spetta alla Conferenza Episcopale:
a) preparare la traduzione integra e fedele dei testi;
b) se necessario o utile, in base alla cultura e al genio delle
varie popolazioni, introdurre adattamenti nei segni e nei gesti, con il
consenso della Santa Sede.
38. Oltre
alla versione - che deve essere integra - delle Premesse generali, si può
aggiungere, se la Conferenza Episcopale lo ritiene opportuno, un
Direttorio pastorale per l'uso dell'esorcismo maggiore, che aiuti gli
esorcisti a capire e ad assimilare meglio la dottrina delle Premesse
generali e nel quale possano disporre di una raccolta di documenti sul
modo di agire, di esprimersi, di interrogare e di giudicare, attinti da
autori di sicura dottrina. Questi Direttorii, alla cui composizione
possono collaborare sacerdoti ricchi di scienza e di provata esperienza
nel lungo esercizio del ministero di esorcisti, praticato in luoghi e
culture diversi, devono essere approvati dalla Santa Sede, a norma del
diritto.
6
Cf. CONC. LATERANENSE IV, cap. I De fide catholica, Denz.-Schönm.
800; cf. Paolo VI, Professione di fede: AAS 60 (1968) 436.
7
Cf.
CONC. VATICANO I, Cost. dogmatica Dei Filius de fide catholica,
cap. I De Deo rerum omnium creatore, Denz.-Schönm.
3003.
8
Cf.
S. LEONE MAGNO, Lettera Quam laudabiliter a Turibio, c. 6, De
natura diaboli, Denz.-Schönm. 286.
9
CONC.
LATERANENSE IV, cap. I De .fide catholica, Denz.-Schönm. 800.
10
Cf.
S. LEONE MAGNO, Lettera Quam laudabiliter a Turibio, c. 6, De
natura diaboli, Denz.-Schönm. 286.
11Cf.
CONC. VATICANO II, Cost. pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo,
Gaudium et spes, n. 17.
12 Cf. CONC. TRIDENTI NO, Sess. V, Decreto sul peccato
originale, nn. 1-2, Denz.-Schönm. 1511-1512.
13
CONC.
VATICANO II, Cost. pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, Gaudium
et spes, n. 37; cf. ibidem, n. 13; I Gv 5, 19; Catechismo
della Chiesa cattolica, nn. 401, 407, 409, 1717.
14 Cf. 2 Cor 5, 17.
15 Cf. Catechismo della Chiesa cattolica, nn. 517,
549-550.
16. Cf. Messale Romano, Prefazio I della Passione.
17
Cf.
Catechismo della Chiesa cattolica, nn. 2850-2854.
18Catechismo
della Chiesa cattolica, n.
1673.
19
Cf.
Rituale Romano, Rito dell'iniziazione cristiana degli adulti, n.
101; cf. Catechismo della Chiesa cattolica, n. 1673.
20
Cf. lbidem, n. 156.
21
Cf. Rituale Romano, Rito del battesimo dei bambini, nn. 56, 104.
22
CONC.
TRIDENTINO, Sess. VI, Decreto sulla giustificazione, cap. IV,
Denz.-Schönm. 1524.
23
Messale Romano, Embolismo dopo la Preghiera del Signore.
24
Cf.
Gal 5, 1; Rituale Romano, Rito della penitenza, n. 7.
25
Cf.
GIOVANNI PAOLO II, Esort. apost. Reconciliatio
et paenitentia, nn.
14-22: AAS 77 (1985) 206-207; Enc. Dominum
et vivificantem, n.
18: AAS 78 (1986) 826.
26
Cf. CONC. TRIDENTINO, Sess. V, Decreto sul peccato originale, cann. 4
e 5, Denz.-Schönm. 1514-1515.
27
Cf.
Catechismo della Chiesa cattolica, n. 1673.
28
Cf.
ibidem.
29
CONC.
VATICANO II, Cost. sulla sacra liturgia, Sacrosanctum Concilium. n.
60.
30
Cf.
C.I.C. , can. 1172, § 1.
31
lbidem, § 2.
32 Cf. Catechismo della Chiesa cattolica, n. 1673.
33
Cf. BENEDETTO XIV, Lettera Sollicitudini, l° ott. 1745. n. 43;
cf. C.I.C. del 1917, can. 1152, § 2.
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